Il bene che ci facciamo

Si trattava di svelarne il segreto forse, oppure aveva ragione mio nonno a sostenere con placida naturalezza che lo scalino più alto è quello della porta. Portava in seno una verità questo 4 maggio, la prima delle tante che man mano andremo verificando.

Di fatto, 65 giorni di quarantena hanno lasciato una ferita eccome, se adesso il nemico è l’aria che respiriamo. Se parliamo come le hostess nei teatri, a distanza di un ingresso dall’altro, se stamattina ho urtato contro l’ottimismo della mia amica Rachele, che mi richiamava alla fiducia, come un soldato alla guerra. Ci sentiamo ingessati, confusi, disorientati, anche se conosciamo i comma di tutti i decreti dal 4 marzo a oggi. Abbiamo cercato risposte nei FAQ (NB. redatti da Rocco Casalino), nella stampa che fa quel che può, nei video selfie dei sindaci dei nostri paesi che ribadiscono in un unico coro “Non è un liberi tutti” – sempre meglio comunque di quando dicevano “Il mostro è alle spalle”.

E non abbiamo torto. C’è confusione, spaesamento e paura. Ma la paura non produce nulla di buono, mai. Poi, mio fratello è arrivato a casa e la paura di colpo, è cessata.

Piegata dall’incertezza del domani, stavo per perdermi la forza dirompente di oggi. E avevo sottovalutato più di ogni altra cosa l’altro. Il bene che mi fa capirmi con lo sguardo con la mia amica Giusy, il gesticolare pieno di sensi, poter fare tesoro di tutto il vissuto che ci riguarda e che la reclusione aveva lasciato sospeso. Il bene che mi fa sorridere con gli occhi, che se ridevo per davvero saltava l’elastico della mascherina. Il bene che mi fanno i silenzi pieni di tutto se sto con le persone della mia vita, che non sono congiunti ma congiunzioni. I miei se, le mie e, i miei ma. Anche se – se ci impegniamo – una parentela al sesto grado la troviamo tutti qua.

il bene che ci facciamo
Runner su Piazzale Torre – Finale (PA)

Rischiavo di smarrire il di più di trovarmi qui, anche se nel momento peggiore. A fare i conti con la pandemia certo, ma dalla posizione privilegiata di chi può godere della combinazione perfetta di sole e mare, anche da un pontile andato distrutto. Perciò le concessioni sono preziose e vanno celebrate; perciò ho sentito il calore dell’abbraccio di chi oggi si è ritrovato. L’artificio di un provvedimento lascia fuori tanto, troppo, ma l’errore peggiore che si può commettere oggi è rimanere inibiti dalla paura. Le regole servono in virtù di un patto che stipuliamo, le regole ci salvano. Ma è l’onestà dei sentimenti a tenerci in vita. Perciò tiro un sospiro di sollievo perché rischiavamo di perdere tutto il bene che ci facciamo.

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